In questa stanza virtuale della mostra vedremo invece, attraverso alcuni esempi, che cosa venne disegnato nelle mappe e perché. Mostreremo anche alcuni confronti con lo stato attuale del territorio.
L’auspicio è che questa sezione di mostra venga implementata in futuro attraverso laboratori con le scuole oppure in generale grazie a suggerimenti e testimonianze, sempre nello spirito di concorrere “alla ricerca del paesaggio imolese” e a riflettere sulle sue trasformazioni. [CS, 14 mar. 2025]

CHE COSA VENNE DISEGNATO
Le mappe che, secondo il regolamento attuativo per la formazione del Catasto generale del Regno emanato il 13 aprile 1807, viene chiesto ai periti di disegnare sono – potremmo dire con definizioni di oggi – al contempo:
- carte di tipo politico–amministrativo, in quanto ogni Comune deve avere una mappa a sé stante e i confini devono essere chiaramente indicati;
- carte tematiche, poiché devono contenere l’esatta distinzione delle diverse proprietà, da descriversi nel rispettivo registro detto sommarione che il regolamento definisce come “libro che serve di dichiarazione della mappa” come se fosse una sua grande legenda, nonché riportare le costruzioni coperte tramite simboli o, nel caso di fortezze, tramite il solo perimetro esterno;
- carte di tipo topografico poiché si chiede come base la redazione ex novo di un preciso rilievo a misura del territorio.
La scala scelta dal legislatore – quella di 1:2000 secondo il sistema metrico decimale, ancor oggi usata nella pratica catastale – è adatta a contenere tali informazioni.
In particolare si richiede cura e diligenza nel tracciamento dei confini. Ciascuno deve essere disegnato per l’intera sua larghezza, anche se il sedime appartenesse in tutto o in parte al Comune contermine (in tal caso evidenziando la cosa con punteggiature), e con tutte le sue caratteristiche distintive (“strade, ponti, fiumi, canali, sostegno e simili che tagliano o percorrono la linea del confine stesso”), scrivendo il nome dei territori contigui e marcando con segni l’inizio e la fine in cui questi si innestano.
All’interno della mappa devono essere indicati tutti gli edifici esistenti, a qualunque destinazione d’uso adibiti. Il regolamento vale per tutto il Regno e l’elenco esemplificativo che contiene riporta anche termini di uso locale. Devono essere indicate sia le case sparse nelle campagne sia gli immobili aggregati quali “cassinaggi”, ville, borghi, castelli, città, fortezze, nonché gli edifici produttivi “di qualunque sorta” quali molini, magli, “resiche”, follatori (dei tessuti o delle vinacce), cartiere, “piste”, fornaci e simili.
Per il territorio imolese ciò si concretizza soprattutto nell’evidenziazione, tramite toponimi manoscritti sulle mappe, di edifici religiosi, palazzi rappresentativi, mulini e, in qualche caso, di maceri da canapa.
Diversi articoli del regolamento sono inoltre dedicati alla corretta misura e rappresentazione di canali e strade.
Gli appezzamenti di terreno devono essere numerati e distinti per proprietario e, anche se appartenenti allo stesso soggetto, ulteriormente distinti qualora siano diversi i confini naturali e artificiali, o il genere di coltura, o i “gradi di feracità” del terreno.
Osservazioni interessanti possono essere fatte provando a sovrapporre queste mappe antiche a cartografia attuale (se ne forniscono nella seconda galleria fotografica sottostante due esempi). In tale visione diacronica si possono apprezzare le trasformazioni territoriali avvenute, ma anche ricavare ulteriori informazioni sulle conoscenze dell’epoca.
In entrambi gli esempi vediamo che il nord geografico indicato sulla mappa antica non coincide con quello attuale. Non solo: vediamo anche che in un caso lo scarto è verso est, mentre nell’altro caso è all’opposto verso ovest.
Dal regolamento sappiamo che veniva richiesto di orientare ciascuna mappa “in vera tramontana, avuto riguardo dell’inclinazione dell’ago magnetico a venti gradi verso ponente”. Si dava cioè a quel tempo come assodato il fatto che - come sembra fu scoperto da Cristoforo Colombo tre secoli prima durante le traversate atlantiche – il nord geografico non coincide con il nord magnetico. Tuttavia la differenza indicata nel decreto a cui i tecnici dovevano attenersi era eccessiva e soprattutto la formulazione non dovette apparire del tutto chiara per i periti, che la interpretarono diversamente.
A meno però di queste discrasie di orientamento, i rilievi del territorio contenuti nelle mappe risultano molto precisi e quelli redatti da Gaetano Astolfi addirittura precisisissimi. Dalla loro sovrapposizione su cartografia attuale, oltre allo sviluppo edilizio, si possono ad esempio leggere le notevoli differenze che i corsi d'acqua hanno conosciuto in questi due secoli. [CS, 14 mar. 2025]